domenica 6 novembre 2011

Biodiversità

Definire la biodiversità in modo semplice e comprensivo dei suoi molteplici aspetti non è facile e una definizione rigorosa generalmente accettata finora manca. L'ecologo R.H. Whittaker (1972) si limita ad affermare che questo concetto si applica alla ricchezza in specie considerata a vari livelli, come la comunità, le aree studiate dal biogeografo, l'intera biosfera.
Con questo termine gli ecologi fanno riferimento alla molteplicità dei vari esseri attualmente viventi sul nostro pianeta, quale risultato dei complessi processi evolutivi della vita in più di tre miliardi di anni. Secondo Margalef (1968) l'ecosistema può esser considerato un messaggio trasmesso attraverso un certo canale con un codice adatto (nel senso della teoria dell'informazione) e la diversità risulta essere la misura del contenuto d'informazione di questo messaggio. Si tratta di una misura del numero degli elementi, collegata all'abbondanza o rarità di questi, e su tale principio sono stati proposti alcuni indici di diversità biologica.
Tuttavia la ricerca su questo argomento si è sviluppata soprattutto sulle relazioni tra il grado di maturità oppure di stabilità di ecosistemi e la diversità stessa, ammettendo che quest'ultima dipenda dalle relazioni tra i vari componenti del sistema, che tendono ad avere il carattere di vincolo o a costituire anelli di feedback.
In questo senso si tende a considerare la diversità come una misura della complessità del sistema, delle relazioni esistenti tra i vari componenti di un assortimento biologico e quindi della complessità di quest'ultimo.
Si tratta tuttavia di un concetto ancora insufficientemente chiarito, e che pertanto non può venire applicato acriticamente.
Bisogna tener presente il fatto che gli aspetti funzionali di un ecosistema possono venire espressi in maniera precisa, ad es. come scambi d'energia, mentre per la valutazione dei caratteri strutturali manca un sistema di riferimento chiaro ed univoco. Le misure di diversità cercano di riempire questa lacuna, almeno in parte.
Una moderna interpretazione, utile da un punto di vista operativo, è data da E.O. Wilson (1992), per il quale la biodiversità rappresenta "la varietà degli ecosistemi, che comprendono sia le comunità degli organismi viventi all'interno dei loro particolari habitat, sia le condizioni fisiche sotto cui essi vivono".
L'interesse per la biodiversità e per la sua tutela è così aumentato nel tempo da diventare una delle tre emergenze, a livello globale, individuate dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo sviluppo di Rio  de Janeiro del 1992.
Riteniamo che la  consapevolezza del valore intrinseco della diversità biologica e dei suoi componenti ecologici possa derivare da una sempre maggiore comprensione del "sistema ambiente" nella sua interezza, vale a dire dalla conoscenza della natura derivata da un approccio olistico in grado di coglierne sia gli aspetti strutturali, sia quelli funzionali, da cui far derivare le attività di conservazione ed uso sostenibile del patrimonio naturale, tenendo conto sia dello stato degli ecosistemi e delle loro variazioni, sia  delle politiche, dei piani e dei programmi settoriali e intersettoriali che governano la gestione del territorio.

Fonte: ISPRA

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