Definire la biodiversità in modo semplice e
comprensivo dei suoi molteplici aspetti non è facile e una definizione
rigorosa generalmente accettata finora manca. L'ecologo R.H. Whittaker
(1972) si limita ad affermare che questo concetto si applica alla
ricchezza in specie considerata a vari livelli, come la comunità, le
aree studiate dal biogeografo, l'intera biosfera.
Con questo
termine gli ecologi fanno riferimento alla molteplicità dei vari esseri
attualmente viventi sul nostro pianeta, quale risultato dei complessi
processi evolutivi della vita in più di tre miliardi di anni. Secondo
Margalef (1968) l'ecosistema può esser considerato un messaggio
trasmesso attraverso un certo canale con un codice adatto (nel senso
della teoria dell'informazione) e la diversità risulta essere la misura
del contenuto d'informazione di questo messaggio. Si tratta di una
misura del numero degli elementi, collegata all'abbondanza o rarità di
questi, e su tale principio sono stati proposti alcuni indici di
diversità biologica.
Tuttavia la ricerca su questo argomento si è
sviluppata soprattutto sulle relazioni tra il grado di maturità oppure
di stabilità di ecosistemi e la diversità stessa, ammettendo che
quest'ultima dipenda dalle relazioni tra i vari componenti del sistema,
che tendono ad avere il carattere di vincolo o a costituire anelli di
feedback.
In questo senso si tende a considerare la diversità
come una misura della complessità del sistema, delle relazioni
esistenti tra i vari componenti di un assortimento biologico e quindi
della complessità di quest'ultimo.
Si tratta tuttavia di un concetto ancora insufficientemente chiarito, e che pertanto non può venire applicato acriticamente.
Bisogna
tener presente il fatto che gli aspetti funzionali di un ecosistema
possono venire espressi in maniera precisa, ad es. come scambi
d'energia, mentre per la valutazione dei caratteri strutturali manca un
sistema di riferimento chiaro ed univoco. Le misure di diversità
cercano di riempire questa lacuna, almeno in parte.
Una moderna
interpretazione, utile da un punto di vista operativo, è data da E.O.
Wilson (1992), per il quale la biodiversità rappresenta "la varietà
degli ecosistemi, che comprendono sia le comunità degli organismi
viventi all'interno dei loro particolari habitat, sia le condizioni
fisiche sotto cui essi vivono".
L'interesse per la biodiversità e
per la sua tutela è così aumentato nel tempo da diventare una delle tre
emergenze, a livello globale, individuate dalla Conferenza delle
Nazioni Unite sull'Ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro del 1992.
Riteniamo
che la consapevolezza del valore intrinseco della diversità biologica
e dei suoi componenti ecologici possa derivare da una sempre maggiore
comprensione del "sistema ambiente" nella sua interezza, vale a dire
dalla conoscenza della natura derivata da un approccio olistico in grado
di coglierne sia gli aspetti strutturali, sia quelli funzionali, da
cui far derivare le attività di conservazione ed uso sostenibile del
patrimonio naturale, tenendo conto sia dello stato degli ecosistemi e
delle loro variazioni, sia delle politiche, dei piani e dei programmi
settoriali e intersettoriali che governano la gestione del territorio.
Fonte: ISPRA
Nessun commento:
Posta un commento