La produzione di cibo in ambito urbano
non è una pratica nuova nella storia della città e ha sempre avuto un
ruolo importante nell'economia delle citta' stesse. Già nell'antichità
le città fortificate disponeveano di importanti sistemi sia di
irrigazione sia di coltivazione ad uso esclusivo della popolazione
residente. Nel medioevo le città europee avevano due tipi di orti
urbani: quelli destinati alla sussistenza dei nuclei familiari e quelli
delle istituzione conventuali. Questo sistema metteva in condizioni le
città di essere autosufficienti dal punto di vista alimentare in caso di
assedio. La diminuzione dei costi di trasporto, dovuto alla rivoluzione
industriale causò la fine dell'agricoltura urbana nella maggior parte
delle città.
Durante le due guerre mondiali l'agricoltura urbana ebbe un ruolofondamentale e strategio per le popolazioni. "Orti di guerra" in Italia, dove possiamo ricordare che in Piazza del Duomo in Milano veniva coltivato il frumento. "Victory Gardens" in Canada, USA e UK avevano lo stesso scopo dei nostri orti di guerra. Funzionavano talmente bene questi orti che anche una parte degli allevamenti zootecnici ubicati in campagna, tipo pollame e suini, furono trasferiti nelle città utilizzando poi gli escrementi come fertilizzante oltre ai derivati dalle compostiere.
Il boom economico in Europa e nel Nord America, dopo la seconda guerra mondiale, liberò gli abitanti delle città dalle preoccupazioni alimentari e l'agricoltura urbana si ridusse ad un fenomeno marginale.
E' negli anni settanta del secolo scorso che inizia una nuova fase di espasione per l'agricoltura urbana sia nei paesi del nord sia in quelli del sud del mondo.
Nei paesi in via di sviluppo l'espansione delle politiche neo-liberiste promosse dagli organismi internazionali come WTO e Banca Mondiale, ed applicata dalle società multinazionali, causarono un riassetto delle produzioni agricole, espropriando e sconvolgendo gli ecosistemi delle popolazioni indigene e producendo grandi migrazioni verso le città che nell'arco degli anni si sono trasformate in grandi megalopoli creando non pochi disagi alle fascie più povere della popolazione le quali stanno utilizzando sistemi di agricoltura urbana per il proprio sostentamento.
Le stesse politiche neo-liberiste hanno creato disagi anche nelle popolazioni più svantaggiate dei paesi ricchi, a causa della progressiva eliminazione del welfare e delle reti di tutela sociale.Il processo di de-industrializzazione ha portato alla liberazione di aree all'interno delle città che in alcuni casi sono stati o potrebbero essere utilizzati come spazi coltivabili.
Per far fronte all'inisicurezza alimentare si erano attivati programmi in Cina con Mao Tse-Tung anche nelle aree urbanizzate e nell' Unione Sovietica di Gorbaciov. Il programma di studi "Food-Energy Nexus" delle Nazioni Unite ha evidenziato come in differenti culture, climi e sistemi politi in Africa, Asia, America Latina ed Europa, si siano sviluppate forme simili di organizzazione agricola urbana.
Non possiamo dimenticare quanto si è fatto a Cuba, dopo la caduta del regime sovietico, con lo sviluppo di un sistema efficiente di produzione agricola urbana. Grazie ad un forte investimento nella ricerca scientifica finalizzato all'utilizzo di sistemi alternativi ai pesticidi.
La realtà odierna ci permette uno scambio di informazioni a livello globale ed in tempo reale, attraverso l'utilizzo dei social network e possiamo così confrontare le diverse realtà. E' nei paesi classificati sviluppati che si sono predisposte le politiche più avanzate in materia di agricoltura urbana, anche se l'importanza di questa pratica non sia vitale quanto lo è per gli abitanti delle città del sud del mondo.
(Nei paesi sviluppati il consumatore attento e' costantemente alla ricerca di prodotti di elevata qualità oltre che salubrità, ed è molto vigile a ciò che arriva alla sua tavola. Le piccole produzioni urbane possono sicuramente soddisfare queste esigenze dove è impensabile con una produzione industriale intensiva).
Durante le due guerre mondiali l'agricoltura urbana ebbe un ruolofondamentale e strategio per le popolazioni. "Orti di guerra" in Italia, dove possiamo ricordare che in Piazza del Duomo in Milano veniva coltivato il frumento. "Victory Gardens" in Canada, USA e UK avevano lo stesso scopo dei nostri orti di guerra. Funzionavano talmente bene questi orti che anche una parte degli allevamenti zootecnici ubicati in campagna, tipo pollame e suini, furono trasferiti nelle città utilizzando poi gli escrementi come fertilizzante oltre ai derivati dalle compostiere.
Il boom economico in Europa e nel Nord America, dopo la seconda guerra mondiale, liberò gli abitanti delle città dalle preoccupazioni alimentari e l'agricoltura urbana si ridusse ad un fenomeno marginale.
E' negli anni settanta del secolo scorso che inizia una nuova fase di espasione per l'agricoltura urbana sia nei paesi del nord sia in quelli del sud del mondo.
Nei paesi in via di sviluppo l'espansione delle politiche neo-liberiste promosse dagli organismi internazionali come WTO e Banca Mondiale, ed applicata dalle società multinazionali, causarono un riassetto delle produzioni agricole, espropriando e sconvolgendo gli ecosistemi delle popolazioni indigene e producendo grandi migrazioni verso le città che nell'arco degli anni si sono trasformate in grandi megalopoli creando non pochi disagi alle fascie più povere della popolazione le quali stanno utilizzando sistemi di agricoltura urbana per il proprio sostentamento.
Le stesse politiche neo-liberiste hanno creato disagi anche nelle popolazioni più svantaggiate dei paesi ricchi, a causa della progressiva eliminazione del welfare e delle reti di tutela sociale.Il processo di de-industrializzazione ha portato alla liberazione di aree all'interno delle città che in alcuni casi sono stati o potrebbero essere utilizzati come spazi coltivabili.
Per far fronte all'inisicurezza alimentare si erano attivati programmi in Cina con Mao Tse-Tung anche nelle aree urbanizzate e nell' Unione Sovietica di Gorbaciov. Il programma di studi "Food-Energy Nexus" delle Nazioni Unite ha evidenziato come in differenti culture, climi e sistemi politi in Africa, Asia, America Latina ed Europa, si siano sviluppate forme simili di organizzazione agricola urbana.
Non possiamo dimenticare quanto si è fatto a Cuba, dopo la caduta del regime sovietico, con lo sviluppo di un sistema efficiente di produzione agricola urbana. Grazie ad un forte investimento nella ricerca scientifica finalizzato all'utilizzo di sistemi alternativi ai pesticidi.
La realtà odierna ci permette uno scambio di informazioni a livello globale ed in tempo reale, attraverso l'utilizzo dei social network e possiamo così confrontare le diverse realtà. E' nei paesi classificati sviluppati che si sono predisposte le politiche più avanzate in materia di agricoltura urbana, anche se l'importanza di questa pratica non sia vitale quanto lo è per gli abitanti delle città del sud del mondo.
(Nei paesi sviluppati il consumatore attento e' costantemente alla ricerca di prodotti di elevata qualità oltre che salubrità, ed è molto vigile a ciò che arriva alla sua tavola. Le piccole produzioni urbane possono sicuramente soddisfare queste esigenze dove è impensabile con una produzione industriale intensiva).
A Montreal l'agricoltura urbana è prevista come uso permanente nei parchi urbani.
Vancouver si è dotata di una agenzia municipale per il governo della politica alimentare urbana e quasi metà della popolazione è coinvolta nella produzione di cibo su terreni privati, cortili, balconi, tetti o in uno dei 17 orti comunitari realizzati dalla pubblica amministrazione.
La municipalità di San Francisco a deliberato la libera vendita dei prodotti degli orti privati ai vicini di casa o a chi vuole acquistare.
New York permette di allevare in giardino, per auto consumo, avicoli.
Berlino ormai a censito migliaia di orti sociali.
Alcuni esempi per dimostrare che ogni paese, incluso l'Italia, sta sviluppando un programma di agricoltura urbana, chi in forma semplice con dei piccoli orti sociali chi, invece, in forme avanzate coinvolgendo la popolazione del tessuto urbano con politiche sociali mirate e lungimiranti.
Si stima che negli anni novanta del secolo scorso oltre 800 milionidi persone nel mondo fossero coinvolte in pratiche di agricoltura urbana.
Queste esperienze evidenziano che esiste una tendenza ad un riassetto della produzione agricola a livello mondiale orientata a nuove forme organizzative dallo sviluppo e dalle conseguenze ancora imprevedibili.
Fonti:
- Prof.Giovanni Virgilio:Sistema alimentare e pianificazione urbanistica
- VUAN: Vancouver CND
- SFUAA: San Francisco USA
- La Repubblica
- VUAN: Vancouver CND
- SFUAA: San Francisco USA
- La Repubblica
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