La Martesana, area est di Milano, è
stata per decenni uno dei terminali delle rotte della transumanza bovina
lombarda. I punti di partenza erano ubicati nella Val Sassina, Val
Taleggio e Val Brembana dove i "bergamini", con cadenze ben stabilite,
alla fine della stagione dell'alpeggio si organizzavano per la partenza
verso la pianura. Un viagggio che durava diversi giorni con tutta la
famiglia a aseguito, mucche, cani a supporto ed il carro dove venivano
trasportati, oltre ai suppellettili, gli attrezzi per la preparazione
del formaggio. L'organizzazione del viaggio permetteva di utilizzare
punti sosta per il ristoro ed il riposo incluso le necessità degli
animali, la mungitura e la preparazione del formaggio. Arrivati a
destino venivano uccupate le stalle nelle località a sud del naviglio
dove si poteva svernare sino all'attesa della primavera per il rientro
in alpeggio. La scelta delle località a sud del naviglio, quelle che
oggi sono parte integrante del Parco Agricolo Sud Milano, non era
avvenuta a caso ma dovuta all'eccellente qualità delle erbe prodotte nei
campi e del fieno estivo. La linea dei fontanili, il reticolo idrico
dell'area e le marcite avevano contribuito alla coltivazione di un
foraggio e un'alimentazione di elevata qualità per il bestiame con la
conseguenza di una forte produzione di latte e trasformazione in
formaggi. Molti "bergamini" hanno poi deciso di riorganizzare il ciclo
produttivo ed insediarsi definitivamente in Martesana aprendo caseifici
dedicandosi a tempo pieno alla produzione casearia, pur mantenendo
inalterato il ciclo della transumanza.
Oggi la salvaguardia di un territorio che per secoli è stato gestito con cura da una manovalanza contadina specializzata nel controllo delle acque (i camperi) ci permeterebbe di non perdere il patrimonio di una materia prima come il tipo di foraggio coltivato. Ripercorrere il cammino della transumanza cogliendo anche le sfumature, che ha portato a quello che allora si poteva definire un distretto industriale del formaggio, si potrebbe interpretare come la possibilità di recuperare questo sapere e ricominciare una produzione casearia nuova,di qualità, destinata direttamente al consumatore.
Oggi la salvaguardia di un territorio che per secoli è stato gestito con cura da una manovalanza contadina specializzata nel controllo delle acque (i camperi) ci permeterebbe di non perdere il patrimonio di una materia prima come il tipo di foraggio coltivato. Ripercorrere il cammino della transumanza cogliendo anche le sfumature, che ha portato a quello che allora si poteva definire un distretto industriale del formaggio, si potrebbe interpretare come la possibilità di recuperare questo sapere e ricominciare una produzione casearia nuova,di qualità, destinata direttamente al consumatore.
Fonti:
Sergio Villa, Storia di Melzo
Guido Crainz, Padania
Michele Corti, I Bergamini
Nessun commento:
Posta un commento